Abbiamo sviluppato una pratica di “clinica del sociale” in anni di giornate di studio, ricerche, pratica clinica in scuole e organizzazioni lavorative, convegni internazionali (in università e massime sedi istituzionali quali Senato e Camera) su temi di “emergenza sociale”: estremismi, xenofobie, sviluppo ecologico, economia impazzita, problemi nella scuola, ecc. Ed ecco la “POLIS-ANALISI”: un approccio integrato, come ermeneutica e metodo d’intervento per curare le “patologie civili”.
Un video e il suggerimento di un libro per approfondire:
ORA C’E’ ANCHE UNA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA per la quale si può visitare il sito dedicato: www.polisanalisi.it
“Mi permetto di considerare la PolisAnalisi, nella ampia accezione argomentata da Pergola, la più accurata rifondazione di una nuova Psichiatria Sociale. E ve ne è assoluta necessità per una epistemologia dell’essere persona entro nuove comunità” (Corrado Pontalti).
Chi è il mio Nemico? Conflitti nei luoghi di lavoro e familiari, crisi climatica ed economica, xenofobie, estremismi, terrorismo, svalutazione delle istituzioni, hanno concause psicologiche comuni. Viviamo in un corpo sociale affetto da depressione mascherata da accelerazione. Impotenza, vergogna e angoscia sociale generano rancore e paranoia: per semplificare i conflitti li proiettiamo in avversari lontani, nemicalizzando l’altro. Il vero contrario dell’amore sono è il potere alimentato dalla paura.
Analizziamo le radici psicologiche delle “patologie civili”. Da un lato, ogni situazione politica è espressione di un parallelo vissuto psichico presente in milioni d’individui; dall’altro, ogni personalità è frutto del portato della storia e della configurazione sociale. La vita della polis (la città) è un insieme di fatti psichici, oggi sotto il dominio degli affetti, che costringono l’individuo nello schema “amico-nemico”, nella disperata ricerca di un significato stabile.
Come cura proponiamo metodologie per ampliare le nostre risorse di significato, sviluppare visioni multidimensionali e rieducare ai limiti, così da vedere l’Altro come arricchimento e non come ostacolo. Una clinica per disegnare nuove regole di convivenza in ottica “win-win” e permettere un perdono laico, oltre la vendetta. La polis può diventare lo spazio in cui da cittadini consapevoli mettiamo in comune doni e non muri, vivendo in cooperazione, reciprocità e fiducia.
L’uccisione dello straniero (dentro e quindi fuori di noi) è la psicopatologia; la cura è l’ascolto dei racconti dello straniero, per incontrare la nostra “Ombra” e scoprire che “l’Io è l’Altro”. Perciò, iniziamo la lettura chiedendoci: che domanda poniamo all’Altro con la nostra storia e che domanda l’Altro ci pone con la sua?
Dalla quarta di copertina del volume “manifesto” della Polisanalisi:
https://www.francoangeli.it/Ricerca/scheda_libro.aspx?id=26320